TOMMASO, TRAGEDIA ANNUNCIATA

pubblico qui un articolo dall’amica Daniela Tuscano e una lettera di un suo studente (Stefano) sulla questione Tommaso:

Una ragazza ha chiesto: ma cosa ci faceva a piede libero uno che aveva alle spalle uno stupro? Infatti. La chiave della tragedia è tutta in questa domanda. Quindi una premessa è obbligatoria.

Proprio oggi, su “Repubblica”, si può leggere un’interessante notizia: LA CASSAZIONE HA RIPETUTO LA FAMIGERATA SENTENZA CHE TUTTI SENZ’ALTRO RICORDERETE PERCHE’ TUTTI HA INDIGNATO (senza esito, evidentemente) PROPRIO UN MESE FA. Questa: STUPRARE IN UN AMBIENTE SOCIALE DEGRADATO E’ MENO GRAVE (sic, sic, sic!!!).

Basterebbe questo a spiegare gli assassinii di mille Tommasi. Che lo stupro, in Italia, non sia mai stato considerato un autentico reato, è arcinoto. Fino al ‘96, “grazie” anche all’opposizione di molti “cattolici” alle sacrosante istanze delle donne, si trattava di una banalissima questione di morale, di pudore et similia. Senza contare che, le rare volte che un criminale finiva alla sbarra, non era lui che veniva in realtà processato, quanto la sua vittima, su cui si fissavano gli occhi puntuti, inquisitori e libidinosi dei giudici (maschi). I quali partivano già dal presupposto, inossidabile, che la “femmina” (figlia della Eva peccatrice), per sua natura perversa e tentatrice, aveva provocato il povero malcapitato. Chissà, forse quel giorno portava scarpe rosse, colore della passione, o una minigonna, supremo scandalo, o ancora se ne stava fuori casa, e non fra le quattro mura a faticare per il suo signore, come era suo dovere. Fosse rimasta buona, non le sarebbe successo nulla. E pazienza se la maggior parte delle violenze avvengono in famiglia, si sa che l’uomo “non può sempre contenere i suoi istinti” e poi, lo ha detto anche un cardinale spagnolo sulla rivista DIOCESANA “Aleluya” sempre un mese fa, spesso è esasperato per le rampogne della donna, ed è quindi assolutamente logico si comporti così. (Quel cardinale ha anche scritto che le donne che abortiscono sono tout court delle assassine, queste sì senza pietà.)

La cultura, quindi, gerarchica, maschile, maschilista, dualistica e manichea: la cultura che ha SPADRONEGGIATO e SPADRONEGGIA fino a oggi, la cultura delle caste e dei privilegi, del primato dello spirito (maschio) sul corpo (femmina), la cultura che tutto sacrifica in nome del geloso, avido, materialissimo attaccamento ai propri privilegi e al proprio potere.

Nulla da stupirsi, quindi, che Alessi fosse fuori, libero e tranquillo. E potesse pure lavorare. La sua, tutto sommato, era una “ragazzata”.

Per questa cultura, dove solo l’uomo (adulto, e aggiungiamo bianco) costituisce l’umanità vera, non c’è posto per la donna né per il bambino. Entrambi “accidenti”, esseri imperfetti e imprevisti. Certo, il bambino maschio ha una piccola chance in più, la donna è tagliata fuori sempre e comunque. Ma finché è bambino, magari pure malato come il povero Tommaso, è “speranza d’uomo”, come veniva definito in un tempo non lontano da quell’Onu che pure doveva proteggere i suoi diritti. “Speranza d’uomo” è una definizione che, di là della sdolcinatura, non solo non significa nulla, ma anzi è offensiva. “Speranza d’uomo”, cioè adesso non sei nulla, ma lo diventerai. Forse. Se cresci.

Il bambino è invece uomo (E DONNA) DA SUBITO, nel senso che DA SUBITO è essere umano completo; e come uomo (e donna) DA SUBITO dev’essere amato e rispettato.

La nostra cultura non ha MAI rispettato il bambino nella sua integrità umana. Non lo fa oggi, uccidendo gli Iqbal, gli Nkosi, i piccoli anonimi destinati a cucire palloni, le vittime dei pedofili (e giova ricordare, a tal proposito, che pedofili non sono solo gli sfruttatori e assassini di bambini, ma anche i cosiddetti “cultori” di adolescenti e fanciulle in fiore e tutta la pseudo-cultura che vi è sottesa, richiami alla bellezza dei “giovani dèi”, poesie arabe e greche, ecc. ecc. ecc.); non l’ha fatto nemmeno in passato, dove miriadi di bambini erano mandati a morte nelle crociate, nelle guerre, nelle persecuzioni ecc. Non dimentichiamo che i bambini ebrei, nell’età moderna, venivano arsi insieme ai loro genitori. Non dimentichiamo che i bambini sono stati sfruttati come pretesto per le persecuzioni degli adulti (p. es. il massacro dell’inesistente Simonino nel XVII sec., utilizzato per giustificare l’uccisione di giudei e ripreso, negli anni ‘40, dalla rivista nazifascista “La Difesa della Razza”).

Pertanto se è vero, come scrive Serra nel suo bell’editoriale sempre su “Repubblica”, che di cosiddetti “mostri” ce ne saranno purtroppo sempre, è altrettanto vero che, finora, nulla abbiamo fatto (e per questo ho scritto che siamo tutti corresponsabili) per combattere la “mostruosità” in noi - in noi, lo ripeto, e non fuori di noi, nessuna bestia uccide per piacere o per motivi inesistenti (questi l’hanno fatto per pochi spiccioli: non dimentichiamo quest’aggravante). Solo questo ora dobbiamo veramente a Tommaso. Non le vane preghiere per i suoi carnefici che dal consesso umano hanno umanissimamente scelto di ritirarsi.

Daniela Tuscano

ecco qui la lettera di Stefano:

Monza, 2/04/06

Caro Tommy,

ieri è arrivata la notizia della tua scomparsa, e questo mi ha colpito profondamente, è due giorni che non mi sento bene. Sai anche se non ti ho mai conosciuto, mi sei entrato subito nel cuore con quei ricci biondi e quegli occhi azzurri e profondi come il mare. Mi dispiace che sei capitato in un mondo dove c’è molta violenza e inciviltà, infatti non capisco come ti abbiano potuto uccidere, guardandoti in faccia perché credo che non rimanere inteneriti dal tuo viso sia una cosa che non può succedere, perché con quel bel viso saresti entrato nel cuore di qualunque persona!

Ho sottolineato la parola persona, perché credo che per farti quello che ti hanno fatto non bisogna essere delle persone, ma peggio di animali, sai io ho una nipotina bionda con occhi azzurri proprio come te, e più o meno avete la stessa età, forse è per questo che la tua scomparsa mi ha colpito e ferito così tanto, provocando in me molta rabbia e molto dolore.

Sai oggi ho giocato e avrei voluto segnare, per dedicarti un gol, ma ti prometto che il primo gol che farò quest’anno sarà per te… Mentre ti ho scritto questa lettera mi sono messo a piangere, dalla rabbia e dal nervoso, e spero che ovunque tu sarai andato, riuscirai a perdonare chi ti ha fatto questo, perché io non ci riesco. Tommy spero che ora sarai in paradiso a giocare con le nuvole, dove nessuno ti farà più del male, e spero che giocherai con i miei cuginetti, mio nonno, e mio zio che ora si trovano lì con te…

Ciao piccolo angelo, salutami le stelle

Stefano

Stefano Cecere
Stefano Cecere
Ricercatore, Sviluppatore, Educatore, Attivista, Umanista, Papà.

Ricerco, Sviluppo e Condivido nell’intersezione tra Giochi, Educazione, Tecnologie Digitali, Creatività, Filosofia e attivismo per una Politica Progressista 2050. E papà 2x

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