Indovina quale Stato europeo è il quarto importatore mondiale di armamenti? La GRECIA
di Steve McGiffen
Fonte: http://www.spectrezine.org/guess-which-bankrupt-eu-state-world ’s-fourth-biggest-arms-importer
Traduzione di Marcello Gentile per l’Ernesto online
Nulla di meglio mette a nudo l’ipocrisia di chi governa oggi l’Unione Europea e di tutti i suoi stati, della recente scoperta di un giornalista francese, Jean-Luis Denier, secondo il quale stanno incoraggiando il governo greco a spendere grandi somme di denaro in un’ampia gamma di prodotti di cui non ha necessità e che nessuno sano di mente vorrebbe.
Dopo che ho trascorso gli ultimi due anni ad argomentare che l’ austerità non è la risposta politica “necessaria” di fronte alla crisi economico – finanziaria, trovo che quello che sta succedendo ora dietro le quinte non ha nulla a che vedere con l’ austerità.
Risulta che durante tutta questa crisi del debito greco, sotto la direzione degli stessi potentati internazionali che impongono tagli alla spesa sociale, alle pensioni, alla sanità e a tutti gli altri obbiettivi “abituali”, il governo “socialista” ha continuato a spendere grandi somme di denaro in armamenti.
Il fatto che i principali fornitori di queste armi siano due dei grandi sostenitori dell’ “austerità”, USA e Germania, non dovrebbe sorprenderci.
Siamo passati da una situazione nella quale non solo si accettano le menzogne dei leaders ma ce le si aspetta , ad una nella quale la realtà non ha nessun fondamento nei loro discorsi.
Agli occhi dei politici e dei grandi media la Grecia sembra sia una cleptocrazia corrotta e mal governata, abitata da baroni ladri e lavoratori pigri, irresponsabili e testardi, però almeno sono armati fino ai denti!
La causa principale della crisi finanziaria greca è che tra il 2005 e il 2008 si è duplicato il valore dei prestiti delle banche occidentali al governo del paese
Alla fine di questo periodo, i prestiti sono saliti a 160 miliardi di dollari.
Allo stesso tempo, i progetti per la “difesa” di questo stato membro dell’ Unione Europea relativamente piccolo e povero sono cresciuti di un terzo in cinque anni (fino al 2009), diventando il quarto importatore mondiale di armamenti.
Stiamo parlando di un paese con meno di 11 milioni di abitanti, con un tasso di natalità tra i più bassi al mondo e con un tasso negativo di crescita.
La Grecia, con un PIL pro capite simile a quello della Spagna non è così povera come a volte si potrebbe pensare, ma la sua ricchezza è distribuita in modo diseguale e **spende solo il 4% del suo PIL annuale in educazione, collocandosi al centocinquesimo posto nella classifica globale.
Solo la Slovacchia, in Europa, spende in proporzione di meno.
ono ormai più di duemila anni che la Grecia non è più una superpotenza, **ma i suoi leaders preferiscono le bombe ai libri.
E’ sempre più evidente che i prestiti sono in realtà direttamente o indirettamente dedicati all’acquisto di armi.
Anno dopo anno la Grecia ha speso soldi che non ha in armi di cui non ha bisogno.
Secondo un’investigazione congiunta di magistrati greci e tedeschi, per ottenere contratti si sono corrotti importanti politici grechi, funzionari pubblici e militari di alto grado.
Il denaro per comprare questi armamenti viene elargito sotto forma di prestiti bancari che arrivano dagli stessi paesi che vendono le armi, inclusi USA, Germania e Francia.
Circa 3 miliardi di dollari per elicotteri da combattimento francesi, 2 miliardi di dollari per aerei da combattimento statunitensi, altrettanti per aerei Mirage francesi, quasi il triplo in sottomarini tedeschi e un insignificante mezzo miliardo in elicotteri da combattimento sempre francesi.
Si suppone che tutto ciò escluda la Grecia dalle critiche del segretario uscente USA alla difesa, Robert Gates, il quale afferma che gli europei non spendono sufficientemente nell’ armarsi.
Quello che non è chiaro è da chi dovrebbe difendersi la Grecia.
Di fatto la Turchia, il suo nemico storico, sta riducendo gradualmente le sue spese per la difesa e ha proposto l’ anno scorso alla Grecia un accordo per ridurre entrambi le loro spese militari del 20%.
Nonostante la sua crisi, la Grecia non ha accettato.
A partire dal 2009 Atene ha cominciato ad avere difficoltà per pagare le armi importate, è proprio da questo momento che la UE ha cominciato a mostrare preoccupazione.
Fino a quando poteva coprire il pagamento delle cifre astronomiche che spende in armamenti (che fortunatamente per la maggior parte non utilizzerà mai) nessuno aveva problemi.
Ciò mette in un nuovo e insolito contesto la recente disputa tra la Germania e la Banca Centrale Europea su quale sia il miglior modo di “aiutare” la Grecia a pagare il suo debito senza destabilizzare i mercati.
Tutta questa discussione serve soltanto a coprire la realtà di un paese di media ricchezza che non può più permettersi di offrire ai propri cittadini i mezzi per una vita degna, produttiva e soddisfacente, nonostante possa spendere miliardi in strumenti di morte.
Intanto in Grecia, le proteste continuano mentre il parlamento greco approva nuovi tagli per sei miliardi e mezzo di euro prima della fine del 2011.
Una giovane studentessa statunitense che stava osservando i fatti che si sono sviluppati in Spagna mi ha posto un’ interessante domanda.
Una rivolta contro una dittatura ha, in un certo senso, una facile soluzione, mi ha detto: si potrebbe introdurre una democrazia parlamentare e aspettare che si sviluppi una piattaforma per risolvere le proteste di tutti.
Però cosa succede se c’è una rivolta in una democrazia parlamentare? Non ho potuto rispondere.
Però ho il sospetto che forse lo sapremo presto.