La società della conoscenza: definizione e impatto sul sistema educativo

elaborato

“I Neanderthal nelle loro caverne avevano le stesse risorse materiali che ci sono ora. L’unica differenza è la differente accumulazione di Conoscenza” (George Gilder)

Dall’Informazione alla Conoscenza

Il “passaggio dall’atomo al bit” è stata la premessa della rivoluzione che stiamo vivendo, con questi importanti cambiamenti:

  • il bit si muove alla velocità della luce e si può duplicare all’infinito a costo zero
  • con le infrastrutture e tecnologie attuali i flussi di dati sono, o lo saranno presto, accessibili da tutti e ovunque nel mondo
  • il digitale può codificare tutto e può auto-elaborarsi

Partendo da queste considerazioni chiunque può fare paragoni con le ere precedenti e valutare i nuovi paradigmi: prendiamo ad esempio un libro, oggetto simbolo di archiviazione e trasmissione della conoscenza, che prima della stampa era riservato a pochissimi (conoscenza elitaria), con Gutenberg iniziò la democratizzazione del sapere perché la stampa permise di duplicare e distribuire la conoscenza, seppur con limiti fisici, economici e di linguaggio (conoscenza democratica), con la digitalizzazione un libro può essere regalato all’infinito in un istante a tutti gli abitanti del pianeta (conoscenza immanente).

In pochi decenni siamo passati dall’Era Industriale all’Era dell’Informazione, e in pochi anni quest’ultima ha dato vita alla “Società della Conoscenza”, ovvero una società dove la conoscenza non è più pietrificata nelle cose, non è statica, ma è dinamica, cambia in continuazione. Una società dove l’attività primaria è la creazione e la condivisione di contenuti multimediali da parte di tutti attraverso reti interattive, creando valore crescente con le proprie idee, media, contenuti, dati, organizzazione e sintesi.

Se la società industriale usava macchine ed energia per trasformare materie prime in beni, e la società dell’informazione usava i computers per elaborare i dati e creare informazione, una società della Conoscenza usa l’intelligenza per elaborare l’informazione e sintetizzare Conoscenza di livello superiore.

La ICT (Information and Communications Technology) è l’infrastruttura che connette le persone intorno alle idee, e non più intorno ai luoghi fisici. La conoscenza non è più un monolite in mano a pochi esperti o privilegiati, ma diventa granulare, accessibile a tutti, ognuno in grado di contribuire con piccoli elementi di conoscenza specifica.

Tutto questo sta modificando alla radice e innovando la società, l’economia, la politica, la ricerca, la vita personale stessa.

Automazione

Un aspetto importante da considerare e che sta dando risultati sorprendenti, quanto inaspettati e potenzialmente preoccupanti, è quello dell’automazione. Se nell’era dell’informazione i dati venivano analizzati da esseri umani o elaborati da algoritmi sotto il controllo umano ma la decisione finale era sempre di qualcuno, ora siamo riusciti a creare sistemi basati sulla cosiddetta Intelligenza Artificiale, il Machine Learning ad esempio, che lavorano nel puro dominio dei dati, dove gli umani creano solo nuovi algoritmi in grado di elaborare i dati in modo automatico se non addirittura automodificarsi, e diventano di fatto algoritmi decisionali.

Possiamo vedere una sequenza di elaborazione e di sintesi a livelli sempre più raffinati, che parte dai Dati, da cui si ricava Informazione, da cui ricaviamo Conoscenza e infine, con una visione umana, otteniamo Saggezza.

Organizzazioni

Le organizzazioni sono sempre state create intorno ad un valore o ad un progetto: dal denaro e dall’efficienza di produzione delle industrie alla gerarchia di ruoli delle aziende, dai territori della politica all’età e ai programmi delle scuole. Ma cosa succede quando subentrano nuovi valori centrali quali la conoscenza, le idee, gli interessi, e non sono più un elemento statico?
Le nuove organizzazioni dovranno facilitare, ottimizzare il flusso della conoscenza, distribuirla e applicarla per prendere nuove decisioni e sopratutto muoversi su queste decisioni prese.
E’ evidente che se la conoscenza non è più centralizzata, ma distribuita, sarà necessario che ogni “nodo”, ogni individuo, diventi parte attiva e pensante a tutti i livelli. Dovrà essere portatore non solo di conoscenza astratta e teorica, ma anche pratica, capaci di integrare e modificare.

Ma un dubbio, un pericolo, si affaccia ora: questa “società della conoscenza” c’è già, si è data, e sta evolvendo. Alcuni di noi ne sono già parte attiva. Ma lo saremo mai tutti? Come non rischiare di rimanere “comparse”, attori inconsapevoli, se non addirittura sfruttati o resi inutili e disadattati?

Educazione

I tempi dell’evoluzione tecnologica sono ormai velocissimi anzi accelerano, mentre i tempi umani sono lenti, lentissimi, in confronto.

Se vogliamo essere parte integrata e quindi attiva della nuova società, dobbiamo cambiare il nostro stile di vita: da un lato comprendere e accettare che non solo non ci sono più saperi assoluti, ma che la nostra vita è essa stessa una cellula interattiva di un sistema più ampio, dall’altro lato entrare nell’ottica che dobbiamo stare in uno stato di “apprendimento e adattamento permanente”.

Uno atteggiamento già intuito e dichiarato quattrocento (400!) anni fa da Amos Comenio: “l’uomo inizia ad apprendere in tenera età e dovrebbe essere sempre pronto alla ricerca del sapere lungo tutta la vita”.

Secondo l’UNESCO (che aveva già proclamato Comenio “padre della pedagogia”) le nuove generazioni hanno una condizione per potersi svilupparsi in modo sostenibile sia nel personale che nel sociale: che tutti imparino a “conoscere, a fare, a vivere insieme e ad essere”.

  • imparare a conoscere, acquisendo e sviluppando gli strumenti della comprensione, guardando al mondo in modo ampio e imparando ad imparare sempre e da ogni cosa, collegando i saperi, i valori, le persone.
  • imparare a fare, dando il proprio contributo nell’attuare, nel rendere praticate le soluzioni, a dare il proprio contributo per quanto piccolo alla comunità e cooperando per il bene comune.
  • imparare a convivere, sviluppando comprensione e rispetto per gli altri, per il pluralismo e reciproco e pacifico rispetto. Il valore aggiunto della società planetaria multiculturale è saper valorizzare le differenze.
  • imparare ad essere, partendo dall’introspezione e dalla consapevolezza del proprio sé e possibilità, oltreché responsabilità, di sviluppare le proprie virtù e vivere pienamente la vita.

Praticamente

Se questi possono sembrare punti “teorici” o idealisti, l’ambito famigliare, scolastico e virtuale devono diventare palestre dove iniziare a mettersi in gioco.

Innanzitutto emerge una nuova attenzione: non è tanto la conoscenza media propria dell’individuo che influisce, quanto il suo essere parte di una rete, saper beneficiare della conoscenza altrui e poter interagire apportando eventuale valore aggiunto.

Non considerando qui per il momento i problemi di accesso e di traduzione, emerge il tema del sapere cercare, filtrare e sintetizzare la conoscenza disponibile; saper rielaborare, contestualizzare, aggiornare una soluzione; saper comunicare in forma multimediale o linguaggi nuovi; sapersi relazionare con persone e idee diverse e capirne l’essenza.

Sembrerebbe palese che il modello scolastico maggioritario, per molti aspetti ancora improntato sul modello di ottocentesco, con cattedre e professori e programmi scolastici disciplinari, più improntati sul tema delle conoscenze che non delle compentenze, non sia proprio il migliore dei modelli possibili per affrontare il cambiamento in atto.

Le scuole si stanno attrezzando, il cambiamento è in atto, sperimentando sempre più nuove idee e soluzioni, vedi le Avanguardie Educative Scolastiche1, ma serve più energia e coinvolgimento di tutti, non bastano pochi professori o dirigenti scolastici.

I compiti non devono essere più solo dei “Learning Object”, ovvero piccoli mattoncini di conoscenza indipendenti, ma dovrebbero prevedere dei “meta progetti” il cui sviluppo implichi la relazione e messa in pratica di più conoscenze e competenze.

Fondamentale l’allenarsi a lavorare in gruppo, affrontare le difficoltà e le dinamiche del lavoro di squadra.

Molti videogiochi permettono di simulare situazioni realistiche, dal progettare, costruire e lanciare in orbita astronavi (Kerbal Space Academy) al ricostruire una versione 3D del proprio quartiere (Minecraft), e molti giochi da tavolo sono progettati con tematiche e meccaniche per analizzare sistemi complessi (Terraforming Mars) o gestire sottomarini in squadra (Captain Sonar). Il mondo ludico è sicuramente una grande risorsa per imparare2.

Chiunque usi il computer può iniziare a studiare e capire come condividere le proprie creazioni (con la piattaforma GitHub3, per esempio), ricevendo feedback e modifiche da parte di altri, e partecipando loro stessi a progetti open source.

Molte piattaforme prevedono già la condivisione della propria creatività con altri (che sia un livello di Mario Maker o un modello 3D, una musica o una storia interattiva), e i social networks sono sempre più stimolatori per la creazione di nuovi contenuti multimediali (dai video di YouTube ai LifeHacks su TikTok, dalle discussioni politiche su Facebook ai progetti da stampare in 3D), aumentando quel livello di “creatività immanente” e condivisa con forme innovative e multiculturali che sono già il linguaggio della nuova società planetaria.

Conclusione

Il tema è molto ampio quanto profondo e sta cambiando radicalmente lo scenario mondiale. Il potenziale innovativo è straordinario quanto lo sono le difficoltà di raggiungere e aiutare otto miliardi di persone. Ma già il condividere queste riflessioni in modo pubblico e accessibile, è un passo dell’opera individuale e collettiva che dobbiamo intraprendere.

Stefano Cecere

Bibliografia

Sitografia


  1. http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/  ↩︎

  2. un mio progetto è il raccogliere giochi, videogiochi e attività STEM con valenza educativa e di sviluppo competenze. https://stefano.cecere.org/played/  ↩︎

  3. la piattaforma di sviluppo collaborativo https://github.com  ↩︎

Stefano Cecere
Stefano Cecere
Play well, Die Happy! Ricercatore, Sviluppatore, Educatore, Attivista, Umanista, Papà.

Ricerco, Sviluppo e Condivido nell’intersezione tra Giochi, Educazione, Tecnologie Digitali, Creatività, Filosofia e attivismo per una Politica Progressista 2050. E papà 2x

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