vivere in piazza

Sotto quello zaionone di Deliveroo e dietro quell’inglese da pakistano c’è un ragazzo che era stato nell’esercito, che ha poi vissuto 6 anni in Grecia e ora a Firenze… e conosce la politica internazionale e i temi delle sociologia e della violenza/nonviolenza come pochi. Nel 2010 ero stato ad Amritsar, sul confine Indo/Pakistano.. e conoscevo abbastanza bene la situazione, e se ne è accorto. Sostiene al massimo le nostre dimostrazioni, soprattutto se interessate a farsi sentire dalla gente e dai governi… qui in Italia/Europa abbiamo la fortuna di poter dimostrare.

Quei tre ragazzi si sono seduti di fianco alle nostre bandiere proprio perché gli piacevano. Quando spiego loro che la nostra pace la cerchiamo NON con l’invio di nuove armi e quindi con la sconfitta del nemico, ma con l’imporre un negoziato di Pace, si sentono molto più tranquillizzati. Poi parliamo dei ragazzi che hanno buttato il sugo sul vetro del Van Gogh (2 su 3 approvano l’idea delle necessità di visibilità radicale) mentre biasimano chi si mette a bloccare le strade con enorme disagio di noi poveretti che andiamo a lavorare. Forse domani passano. Di sicuro passano parola.

Francesco è invece del Perù. E’ qui da molti anni, ha studiato relazioni internazionali e conosce tutti i movimenti nonviolenti e pacifisti.. ma si illumina quando parliamo di Teologia della Liberazione e della relazione tra Chiesa, Pace, “guerra giusta”, Papa Francesco, Papa Wojtyła e la sua benedizione di Pinochet, i Sandinisti… un ragazzo a cui non davi due lire.. ma poi ci parli e (se conosci di cosa stai parlando) si apre e poi ritorna dopo due giorni a continuare le chiacchiere e verrà domani.

Ann invece è statunitense.. era nei movimenti femminili contro le armi nucleari negli anni ‘80. era pure stata a Mosca con una delegazione di 10 donne, incontrando pure Gorbachev.
Parliamo della storia della corsa all’atomica e dei trattati di non proliferazione, dell’attuale stato delle cose e del momento estremamente drammatico. Le racconto della nostra visita alla casa/museo/fondazione di Gorbachev e dell’incontro con il sindaco di Hiroshima, dei Majors for Peace e tanto altro… ci sostiene.

Cho (credo si scriva così) invece è coreana.. del sud ovviamente.. sua nonna ha vissuto la separazione e guerra della Corea del Sud e quella del Nord… quando visitai quel fiume che le divideva, ancora presidiato dai militari, si capiva che sono questioni aperte… la necessità di avere uno spirito che cerca la pace e la riconciliazione è essenziale.

Helen è invece tedesca ma vive in Svezia. Parliamo di governi di destra, conservatori, di ritorno alle rigidità sui diritti sociali, la contrapposizione come metodologia. In Germania non è tutto oro, ma neanche in Svezia. Se ce la fa passa domani alla manifestazione.

Lorenzo è il vicepresidente del comitato negozianti della strada. Già a febbraio avevano chiesto il permesso e poi comprato loro 50 bandiere della pace che con cui hanno “decorato” tutta la strada. Anche per loro è importante che noi siamo dal lato del pacifismo che cerca il negoziato e non il riarmo.

Mario mi chiede se l’Italia ospita ancora le atomiche americane. Certo.. ricordi le tante manifestazioni 10 anni fa quando erano note solo a noi attivisti? Ora sono ufficialmente dichiarate, sempre nelle basi di Ghedi e Aviano.. ma sono “smontate”… “ma saremmo in ogni caso dei bersagli, no?” “certo, rispondo. L’Italia ospita dozzine di basi militari americane, alcune NATO altre solo USA. Siamo un crocevia importantissimo.
E’ preoccupato. Anche io.

Elisabetta è sorpresa dalla parola Nonviolenza nel volantino. DI solito si parla solo di Pace. Certo: ma questa volta si parla apertamente e si deve prendere posizione su come cercarla, questa pace. C’è la strada della guerra (guerra santa, guerra giusta, missione di pace.. la chiamano in tanti modi), e quella del negoziato, della trattativa, delle pressioni nonviolente… perché la violenza genera violenza. E’ una legge ormai consolidata. Prende il volantino e lo conserverà.

Queste sono alcune delle persone incontrate e con cui ho chiacchierato negli ultimi giorni. Incontri resi possibili solo grazie all’essere stato in piazza, visibile con un volantino in mano. Certo, bisogna avere gusto nello stare con gli altri, volerli conoscere, e magari avere quel un minimo di conoscenza delle lingue e sopratutto dei temi e della storia. Forse ci vuole proprio #passione.

Se cerchiamo la gente, dobbiamo stare tra la gente. Cercare un linguaggio comune e scambiarsi le esperienze e gli studi fatti. Poi invitare a scambiarsi un contatto, magari invitare ad un’attività comune. E’ una grande forma di empatia.

E a me sinceramente tutto questo piace. Molto.
Ci vivrei un’ora al giorno, tutti i giorni, in piazza.

Stefano Cecere
Stefano Cecere
Play well, Die Happy! Ricercatore, Sviluppatore, Educatore, Attivista, Umanista, Papà.

Ricerco, Sviluppo e Condivido nell’intersezione tra Giochi, Educazione, Tecnologie Digitali, Creatività, Filosofia e attivismo per una Politica Progressista 2050. E papà 2x

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