La Partecipazione prima e dopo i Big Data, differenze e sfide

Analizzo alcuni temi:

Accessibilità

Prima l’accesso agli strumenti di partecipazione e comunicazione era difficile, casuale o elitario. Gli “editori” o le strutture partitiche avevano (hanno tutt’ora) potere.
Eravamo costretti all’auto-organizzazione locale e fare rete, a livello nazionale e sopratutto internazionale, era prerogativa solo dei militanti davvero motivati con capacità straordinarie.
L’informazione mediatica è controllata, manipolata, asservita.

Con le piattaforme e le reti tutto questo si capovolge. Ogni cittadino diventa “atomo sociale” o “nodo di rete”, che può liberamente collegarsi con chi vuole, ovunque sia, in modalità sincrona o asincrona.
Si sono abbassate le barriere culturali (vedi le lingue, oggi tradotte in tempo reale dalle AI) e anche le difficoltà di User Experience digitale si sono ridotte al minimo. C’è solo un problema di retaggio culturale e difficoltà a capire il nuovo modello e le nuove possibilità.

Interattività

E’ l’aspetto fondamentale: prima avevi davanti strutture solide con cui interagire solo in modo burocratico e formale, e solo se loro ti volevano ascoltare.
Con le reti e le piattaforme ognuno è un agente attivo e reattivo.
La difficoltà è nella capacità di uso di queste piattaforme, nella necessità di essere in grado di elaborare i temi, saper comunicare.

Osservabilità

I dati non mentono. Sopratutto i log, ma oltremodo le blockchain.
Questo per dire che le piattaforme hanno memoria e permettono la certificazione legale, cambiando molto il paradigma di revisionismo/alterazione dei dati.
Inoltre la digitalizzazione e gli agenti AI permettono di osservare i flussi di dati e i fenomeni, alzare alert, accorgersi di anomalie

Effetto dimostrativo

Prerogativa delle reti complesse è l’imprevedibilità, nel bene e nel male.
Un fenomeno accaduto/osservato dall’altra parte del mondo può avere ripercussioni ovunque. Potrebbe essere una iniziativa che si auto-riproduce in modo autonomo, un documento che scardina le credenze comuni, un’idea che accende i cuori di un altro continente.
La velocità di propagazione nel mondo digitale è qualcosa che si inizia a capire solo ora.

Piattaforme e Potere

se sviluppate per dare agli utenti strumenti di partecipazione e liberazione, e non controllo e manipolazione, anche grazie all’aiuto delle AI che possono arrivare a conoscere e quindi aiutare gli utenti in modo personalizzato e preciso, diventano strumenti dirompenti e ribaltano le piramidi e le gerarchie.

E qui vedo due grossi problemi

  1. le “gerarchie” sono riluttanti a perdere potere
  2. gli individui non sono abituati al potere

se da un lato si cerca di frenare la democratizzazione dirompente che le piattaforme stanno attuando, dall’altro è indispensabile una fortissima e rinnovata educazione (non solo “media education”), auto consapevolezza e raziocinio. Solitamente servono decenni per dei cambi mentali così grandi, ma l’innovazione digitale invece avanza a velocità di mesi.

Futuro

Il cambio è drastico
Prima era tutto molto lento, rigido, locale, con dinamiche consolidate da secoli.
Ora è tutto veloce, fluido, globale, con cambiamenenti dirompenti degli schemi mentali.
C’è il rischio di perdere la bussola o che qualcuno se ne approfitti.

Stefano Cecere
Stefano Cecere
Ricercatore, Sviluppatore, Educatore, Attivista, Umanista, Papà.

Ricerco, Sviluppo e Condivido nell’intersezione tra Giochi, Educazione, Tecnologie Digitali, Creatività, Filosofia Umanista per una Politica Progressista 2050. E papà 2x

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